Gli allievi della IV A I.T.T.L raccontano il giornalista Vito Faenza
Fa tutt’altro effetto quando a raccontare un pezzo di storia è un testimone che ha vissuto in prima persona eventi importanti: c’è un impatto emotivo diverso. La storia è quella nostra, quella degli “anni di piombo”, dell’escalation dei delitti di camorra, che ha visto l’ascesa criminale di “o’ professore”, Raffaele CUTOLO; a raccontarcela Vito FAENZA, una delle penne più importanti della nostra regione e del giornalismo italiano, giunto al Villaggio per presentare il suo ultimo romanzo, “Il terrorista e il Professore”. Noi eravamo lì per partecipare al primo dei tre incontri che segneranno il percorso teso a una riflessione sulla nostra società, sulla “Legalità” di cui sentiamo tanto il bisogno.
Vito Faenza scrive romanzi solo da qualche anno, ma il suo è un passato da giornalista, ha lavorato per varie testate, toccando con mano la corruzione politica, la violenza della criminalità, la tragicità degli anni di piombo’70-’80. Sin da subito ha colpito la sua spontaneità, il linguaggio ai limiti del formale, poi l’inclinazione alla battuta scherzosa e l’evidente suo entusiasmo nel trovarsi al Villaggio, a cui si è detto legato in quanto vecchio amico del fondatore Don Salvatore d’Angelo. Lo scrittore ha raccontato un aneddoto che li vide entrambe protagonisti, insieme a Cirino Pomicino e da lì il racconto si è pian piano aperto,in un intreccio tra vita professionale e storia, per mettere luce su fatti, e protagonisti della politica, della camorra, delle brigate rosse, su Aldo Moro.
Tante informazioni, tante risposte alle domande che avremmo voluto fare e che pareva lui leggesse nelle nostre menti, in un dibattitoche ci ha portati a prendere in considerazione anche la nostra condizione di futuri cittadini che in questo momento seguono e determinano il successo di certi film, serie tv e fiction che, di fatto, ci mostrano la criminalità nel loro aspetto elegante e apprezzabile, infondendo in noi un’idea che è lontana dalla verità e che non ci servirà per ristabilire la Legalità. Faenza ha avuto parole di aperta condanna per quanti sfruttano l’argomento “criminalità-mafie” per puro profitto mentre poco spazio occupano le sceneggiature riguardanti le vittime della criminalità: le vite spezzate di persone innocenti e quelle dei servitori dello Stato lì a combattere per difendere la Legalità.
E poiché il quadro attuale è assai instabile e anche questi sono anni difficili, forse come quelli vissuti in gioventù da Faenza, sarà bene fare attenzione ai fuorvianti e pericolosi messaggi che ci cadono addosso come veli oscuranti. Sarà bene ricordare il consiglio del giornalista: imparare a riconoscere il corrotto che tra pochi anni potremmo correre il rischio di votare perché, citando Falcone, “le mafie sono fenomeni umani e come tali nascono e poi finiscono”. Spetta a noi decidere quando.
Maria Tardi e Mattia Messina della IV A I.T.T.L